Ieri ho raccontato questa storia sul palco: Nel 2019, a un evento arte-tecnologia a New York City, ho ricevuto la visita di una musa inaspettata. Un panel sul palco stava riflettendo sulle intersezioni tra creatività e computazione, mentre un programma di riconoscimento vocale chiamato Otter AI trascriveva la discussione, le parole che si digitavano da sole in tempo reale sul monitor in basso. Affascinato dalle intuizioni degli esseri umani, mi sono trovato ipnotizzato dall'orecchio e dalla mano invisibili del nostro scriba digitale. Le frasi si evolvevano sullo schermo mentre i suoni emergevano dalle bocche, catturati e interpretati al volo, poi affinati man mano che il contesto diventava più chiaro. Quando uno dei relatori ha toccato le sfide della comunicazione, Otter ha scritto: "Il linguaggio è un uccello." Poi si è corretto rapidamente: "Il linguaggio è un peso." Mi sono alzato di scatto. Cosa era appena successo? Un glitch fugace, un hiccup digitale? Per un momento, la tecnologia aveva trasceso la trascrizione, inventando una metafora... "Il linguaggio è un uccello, un peso..." Adoro questa frase. Allitterativa e ironica, altamente compressa, intensamente immaginativa, piacevole sulla lingua e sui denti, un groviglio di suoni viscerali che, insieme, puntano a qualcosa di superiore e oltre i loro significati individuali. Il linguaggio è davvero un uccello: può stormire e librarsi, attraversare confini e compiere le manovre più intricate con grazia senza sforzo. È vivo, in volo, sfidando i limiti banali. Come un uccello in volo, il linguaggio è uno spettacolo di fluidità e meraviglia, che si adatta costantemente a correnti mutevoli, volando attraverso spazio e tempo. Eppure il linguaggio è anche un peso. Barcolla sotto il peso della storia, della cultura, della politica, della definizione, dell'oscuramento, tutto ciò che non possiamo o non vogliamo dire. È pesante di aspettative, gravato dalla responsabilità di trasmettere verità in un mondo di disinformazione, incomprensioni e conseguenze. Le ali si spezzano. I becchi si rompono. Le canzoni si fermano...
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